martedì 15 febbraio 2022

STORIE DI CARNEVALE

 IL NASO DEL PAGLIACCIO

C'era una volta un bambino così curioso che guardava tutto quello che gli capitava sotto il naso, e se non gli capitava nulla, lo andava a cercare: osservava le zampette delle mosche quando si pettinavano le antenne, i granelli i colorati della sabbia, i cuoricini dei piccoli fiori da dove le api succhiavano il nettare.

E un giorno, proprio mentre annusava un piccolo fiore, un'ape arrivò lì e invece di chiedere - PErmesso, si può? - gli punse il naso.

- Ahi! - gridò il bambino. Il naso gli diventò gonfio e rosso. Quando si gnuardò allo specchio si spaventò: -Mamma mia, che faccia mi è venuta! -




Quella faccia, con il naso rosso e grosso come un pomodoro non gli piaceva ed andò dal dottore. Il dottore non sapeva cosa fare.

-Possiamo bucarlo con un ago speciale per sgonfiarlo un po'- disse - oppure lasciarlo sgonfiare da solo.

Quando vide l'ago, il bambino scappò via e si tenne il naso grosso. In strada le persone che lo vedevano si mettevano a ridere e dicevano: - Guarda quel bambino, ha il naso da pagliaccio!- 

A sentire quelle parole gli venne una idea: fare il pagliaccio davvero. Nel circo. E ci andò.

Il padrone del circo lo guardò bene e poi gli disse:

- Hai proprio il naso che ci vuole per un vero pagliaccio - e lo accettò.

Lo accompagnarono nel suo camerino, lo vestirono e lo truccarono: gli pitturarono la bocca di rosso e di giallo, la faccia di bianco con le righe nere intorno agli occhi.

Poi gli misero una parrucca verde con pochi capelli, un vestito strano e le scarpe lunghe con le punte bucate.

La sera doveva cominciare lo spettacolo e lui doveva recitare. Ma era la prima volta e non sapeva che cosa dire per fare ridere la gente. Allora pensò di fare le stupidate che faceva sempre con i suoi amici quando giocava, fece le prove davanti allo specchio: diceva cucù e chicchirichi, mostrava la lingua, faceva la faccia da mostro. Poi sbatteva la testa contro il muro e fingeva di cadere, saltava come le rane, inventava parole strane senza significato. E poi, ogni tanto, gridava in dialetto: - Sa te fet cusè? - (Cosa stai facendo?), e rideva da solo come un matto.

Quando il presentatore lo chiamò, lui usci sulla pista e cominciò a fare le suestupidate stupidate.

La gente rideva, batteva le mani e gli gridava: -Bravo! -

Alla fine il padrone del circo gli strinse la mano: - Complimenti! - gli disse - ma dove hai imparato a fare il pagliaccio così bene? -

- Giocando con i miei compagni - disse il bambino.

- Domani vieni ancora, che ripetiamo lo spettacolo - disse il padrone. E lui disse di si.

Ma di notte, mentre dormiva, il naso guarì.

Al mattino il bambino si guardò allo specchio: tutto normale.

- Come farò adesso a fare il pagliaccio al circo? - pensò preoccupato.

Allora prese una pallina di gomma rossa e si fece un naso finto. Ma il padrone non lo voleva più.

- La tua faccia non fa più ridere - gli disse, e lo mondò via.

Il bambino era triste. Tornò a casa, andò a scuola, riprese la solita vita. Giocava ancora con i compagni a fare le stupidate,ma non era come al circo, davanti alla gente. Voleva ritornare là, a sentire gli applausi.

Allora andò nel giardino ad annusare i fiori e sussurrava alle api:

- Api, pungetemi il naso, così torno al circo. Api, pungetemi!- 

Ma le api, indaffarate, non badavano a lui. Nessuna ape lo punse sul naso. Una invece gli ficcò il pungiglione nel sedere.

-Ahi!- gridò il bambino, toccandosi il sedere che stava gonfiandosi.

E cominciò un'altra storia.

M.Lodi, Fiabe italiane, Ed. Mondadori.

  


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