domenica 27 febbraio 2022

Letture e libri

 


LE PULCETTE IN GIARDINO

(B. Alemagna)


È già da un po' di tempo che sono in cerca di questo libro. Purtroppo è veramente difficile trovarlo anche on line (io, almeno,  non ci sono riuscita) ma finalmente sono riuscita ad averlo con il prestito inter bibliotecario.

I libri delle pulcette hanno racconti semplici ma di contenuto importante, immagini coloratissime ed accattivanti per non dire "morbidose"  visto che B. Alemagna le ha realizzate come morbidi arazzi di lana cotta o cardata.

In "Le pulcette in giardino" le protagoniste, ormai diventate amiche, cominciano ad annoiarsi dei soliti giochi e della vita nel vecchio materasso perciò decidono di uscire in cerca di nuovi amici.

Uscendo si ritrovano in un bellissimo prato pieno di stimoli interessanti che però non riescono a cogliere appieno. E così, pur essendo curiose, rimangono imprigionate in luoghi comuni che le fanno ad un certo punto scappare indietro di filato nel loro materasso.

Come nella realtà accade è difficile fidarsi di chi è diverso da noi soprattutto basandosi sulle apparenze.

Così la formica "non sembra un tipo simpatico....deve essere cattiva e noiosa...", l'ape ha un pungiglione che potrebbe infilare nei loro occhi oppure la cimice che "puzza, morde, è pericolosa".

Solo una volta rientrate nel loro materasso riescono a riflettere sulla stupidità del loro comportamento che non gli ha concesso di conoscere nessuno.


sabato 26 febbraio 2022

SBRISOLINI ALLE NOCCIOLE

 


Ogni tanto mi vengono in mente dei ricordi speciali fatti di profumi e/o sapori che riemergono dal passato in modo persistente.

Un sacchetto di nocciole mi ha fatto venire voglia di preparare questi biscotti alle nocciole con la ricetta di mamma nella sua particolare versione della "Sbrisolona" (nel senso che non credo che corrisponda esattamente alla ricetta originale di questo dolce che è mantovano).

INGREDIENTI:

400 gr farina

200 gr nocciole e/o mandorle

200 gr burro o margarina

200 gr zucchero

2 uova intere, un pizzico di sale

P.s.: questi sono gli ingredienti base utilizzati da mamma poi, volendo, si può aggiungere una puntina di lievito per renderli più morbidi, un po' di vanillina, la buccia grattugiata di un limone ecc.

PROCEDURA:

Questa è una ricetta estremamente semplice di quelle che possono con soddisfazione coinvolgere i bambini nella preparazione oltre che nella degustazione 😉.

Occorre tritare grossolanamente la frutta secca e tenerla un momento da parte.

Intanto su una spianatoia preparare un "vulcanetto" con farina, zucchero, burro ammorbidito, uova, un pizzico di sale ed impastare aggiungendo verso la fine la frutta secca tritata.

Ricoprire una teglia con carta da forno ed inserirvi l'impasto a "ciuffetti" , unendoli fra loro allargando le "macchie" di impasto con le dita.

Cuocere in forno a 180 gradi per 25/30 minuti.

Mamma ha sempre lasciato la "mattonella" intera, in versione torta, a me piace invece frammentarla in biscotti di forma irregolare.

venerdì 18 febbraio 2022

Filastrocche dei tempi andati

 Qualche anno fa, in uno dei tanti progetti fatti, avevamo parlato delle tradizioni intese non solo come tradizioni legate al territorio che ci unisce ma anche tradizioni delle singole famiglie.

All'epoca avevamo chiesto alle famiglie di parlarci di qualche ricetta della loro tradizione e/o di qualche filastrocca o racconto per bambini della loro tradizione familiare.

Riporto di seguito alcune delle filastrocche che ci erano  pervenute a scuola anche grazie alla collaborazione dei nonni.

La prima che inserisco è un bellissimo ricordo della mia giovinezza di cui conservo una immagine indelebile (mi sembra ancora di vederle, mamma e sua sorella Silvana, più che cinquantenni, nel nostro cortile di casa, a ridere  come bambine dicendo "pita pita" con un fiore di tarassaco in mano).


Pita, pita

Pita, pita margherita

s'at son mia, at tai la vita

cun la sapa e cul badil, piiiiiita!


Traduco (anche perché non so neppure se ho scritto correttamente dal dialetto piacentino):

Pita, Pita margherita

se non suoni ti taglio la vita

con la zappa e con il badile.....piiiiita.

Da bambine utilizzavamo i "tubicini" dello stelo del fiore di tarassaco per fare delle trombette. La filastrocca va ancora più indietro, agli anni 40/50 ed accompagnava appunto il rito di preparazione di queste trombette vegetali.


Pin Pirulin

Pin Pirulin piangeva

voleva mezza mela,

la mamma non l'aveva

e Pin Pirulin piangeva.

A mezzanotte in punto

passò un aeroplano

e sotto c'era scritto

"Pin Pirulin sta zitto ".


Mano morta

Mano morta

pica la porta

pica il purton

pica nason


Mentre si dice la filastrocca si prende il pugnetto chiuso del bambino e si fa finta di bussare alla porta. Quando si dice "pica nason" si fa finta di dare un colpetto al nasino del bambino.


Crapa Pelata

Crapa Pelata faceva i tortelli

ma non ne dava ai suoi fratelli.

I suoi fratelli fan la frittata

ma non ne danno a Crapa Pelata


Din don domani è festa

Din don domani è festa

si mangia la minestra,

la minestra non mi piace

si mangia pane e brace,

la brace è troppo nera

si mangia pane e pera,

la pera è troppo bianca

si mangia pane e panca,

la panca è troppo dura

si va letto addirittura.


LUCCIOLA,  LUCCIOLA

Lucciola, lucciola vieni da me

ti darò il pan del Re,

pan del Re e della Regina,

lucciola, lucciola stammi vicina.


La madama pollaiola

La madama pollaiola

quanti polli ha nel pollaio?


Io ne ho quanti ne avevo (*)

e li tengo finché ne ho.


Dammene uno pel mio passaggio

quando passo son sempre solo.


Prendi, prendi quel che ti pare,

ma il più bello lascialo stare


Il più bello che ci sia

me lo voglio portare via.


(*) oppure:

Ne ho tanti, ma tanti tanti

che non so nemmen contarli.


PULCINELLA

Pulcinella aveva un podere,

Tutte le sere l'andava a vedere.

Se mancava il pane

dava la colpa al cane,

se mancava il vino

dava la colpa al contadino.


OCCHIO BELLO

Questo è l'occhio bello,

questo è suo fratello.

Questa è la montagna,

questa è la castagna.

Questa è la chiesina

questa è la campanina

che fa Din, Don, Din, Don.


Anche questa è una filastrocca che si usava raccontare ai bambini più piccini toccando gli occhi, la fronte (montagna), il mento (castagna), la bocca (chiesina).

Termina muovendo il nasino del bambino come se fosse un campanellino.


IL CAVALLO DEL BAMBINO

Il cavallo del bambino va pianino, va pianino.

Il cavallo del giovanotto va al trotto va al trotto.

Il cavallo del vecchietto va zoppetto, va zoppetto.

Il cavallo del generale fa volare, fa volare.


Beh, questa del cavallo del bambino è sempre richiestissima...così richiestissima che risulterà poi difficile "scrollarsi di dosso" i bambini. 

Intanto che si dice la filastrocca, si tengono i bambini sulle gambe a cavalcioni e si inizia andando piano, al galoppo, zoppicando...in un crescendo fino a fare "volare" i bambini tenendoli per la vita.


Caterina dai corai

Caterina dai corai

Leva su che canta i gai.

I gai e la gallina,

leva su che l'è mattina.










martedì 15 febbraio 2022

STORIE DI CARNEVALE

 IL NASO DEL PAGLIACCIO

C'era una volta un bambino così curioso che guardava tutto quello che gli capitava sotto il naso, e se non gli capitava nulla, lo andava a cercare: osservava le zampette delle mosche quando si pettinavano le antenne, i granelli i colorati della sabbia, i cuoricini dei piccoli fiori da dove le api succhiavano il nettare.

E un giorno, proprio mentre annusava un piccolo fiore, un'ape arrivò lì e invece di chiedere - PErmesso, si può? - gli punse il naso.

- Ahi! - gridò il bambino. Il naso gli diventò gonfio e rosso. Quando si gnuardò allo specchio si spaventò: -Mamma mia, che faccia mi è venuta! -




Quella faccia, con il naso rosso e grosso come un pomodoro non gli piaceva ed andò dal dottore. Il dottore non sapeva cosa fare.

-Possiamo bucarlo con un ago speciale per sgonfiarlo un po'- disse - oppure lasciarlo sgonfiare da solo.

Quando vide l'ago, il bambino scappò via e si tenne il naso grosso. In strada le persone che lo vedevano si mettevano a ridere e dicevano: - Guarda quel bambino, ha il naso da pagliaccio!- 

A sentire quelle parole gli venne una idea: fare il pagliaccio davvero. Nel circo. E ci andò.

Il padrone del circo lo guardò bene e poi gli disse:

- Hai proprio il naso che ci vuole per un vero pagliaccio - e lo accettò.

Lo accompagnarono nel suo camerino, lo vestirono e lo truccarono: gli pitturarono la bocca di rosso e di giallo, la faccia di bianco con le righe nere intorno agli occhi.

Poi gli misero una parrucca verde con pochi capelli, un vestito strano e le scarpe lunghe con le punte bucate.

La sera doveva cominciare lo spettacolo e lui doveva recitare. Ma era la prima volta e non sapeva che cosa dire per fare ridere la gente. Allora pensò di fare le stupidate che faceva sempre con i suoi amici quando giocava, fece le prove davanti allo specchio: diceva cucù e chicchirichi, mostrava la lingua, faceva la faccia da mostro. Poi sbatteva la testa contro il muro e fingeva di cadere, saltava come le rane, inventava parole strane senza significato. E poi, ogni tanto, gridava in dialetto: - Sa te fet cusè? - (Cosa stai facendo?), e rideva da solo come un matto.

Quando il presentatore lo chiamò, lui usci sulla pista e cominciò a fare le suestupidate stupidate.

La gente rideva, batteva le mani e gli gridava: -Bravo! -

Alla fine il padrone del circo gli strinse la mano: - Complimenti! - gli disse - ma dove hai imparato a fare il pagliaccio così bene? -

- Giocando con i miei compagni - disse il bambino.

- Domani vieni ancora, che ripetiamo lo spettacolo - disse il padrone. E lui disse di si.

Ma di notte, mentre dormiva, il naso guarì.

Al mattino il bambino si guardò allo specchio: tutto normale.

- Come farò adesso a fare il pagliaccio al circo? - pensò preoccupato.

Allora prese una pallina di gomma rossa e si fece un naso finto. Ma il padrone non lo voleva più.

- La tua faccia non fa più ridere - gli disse, e lo mondò via.

Il bambino era triste. Tornò a casa, andò a scuola, riprese la solita vita. Giocava ancora con i compagni a fare le stupidate,ma non era come al circo, davanti alla gente. Voleva ritornare là, a sentire gli applausi.

Allora andò nel giardino ad annusare i fiori e sussurrava alle api:

- Api, pungetemi il naso, così torno al circo. Api, pungetemi!- 

Ma le api, indaffarate, non badavano a lui. Nessuna ape lo punse sul naso. Una invece gli ficcò il pungiglione nel sedere.

-Ahi!- gridò il bambino, toccandosi il sedere che stava gonfiandosi.

E cominciò un'altra storia.

M.Lodi, Fiabe italiane, Ed. Mondadori.

  


martedì 1 febbraio 2022

Un disegno al giorno...

 


La valigetta è ancora lei, quella del 1984/85, quella con i colori Deka Permanent presi nel negozio di fiducia, quella dei disegni sui jeans, sugli astucci, sulle magliette.

Quella dei regali fai da te per le persone speciali, quella con un disegno diverso e mai due uguali, quella con l'ultimo pezzo di carta a carbone per i disegni che non riesco proprio a riprodurre.