venerdì 18 febbraio 2022

Filastrocche dei tempi andati

 Qualche anno fa, in uno dei tanti progetti fatti, avevamo parlato delle tradizioni intese non solo come tradizioni legate al territorio che ci unisce ma anche tradizioni delle singole famiglie.

All'epoca avevamo chiesto alle famiglie di parlarci di qualche ricetta della loro tradizione e/o di qualche filastrocca o racconto per bambini della loro tradizione familiare.

Riporto di seguito alcune delle filastrocche che ci erano  pervenute a scuola anche grazie alla collaborazione dei nonni.

La prima che inserisco è un bellissimo ricordo della mia giovinezza di cui conservo una immagine indelebile (mi sembra ancora di vederle, mamma e sua sorella Silvana, più che cinquantenni, nel nostro cortile di casa, a ridere  come bambine dicendo "pita pita" con un fiore di tarassaco in mano).


Pita, pita

Pita, pita margherita

s'at son mia, at tai la vita

cun la sapa e cul badil, piiiiiita!


Traduco (anche perché non so neppure se ho scritto correttamente dal dialetto piacentino):

Pita, Pita margherita

se non suoni ti taglio la vita

con la zappa e con il badile.....piiiiita.

Da bambine utilizzavamo i "tubicini" dello stelo del fiore di tarassaco per fare delle trombette. La filastrocca va ancora più indietro, agli anni 40/50 ed accompagnava appunto il rito di preparazione di queste trombette vegetali.


Pin Pirulin

Pin Pirulin piangeva

voleva mezza mela,

la mamma non l'aveva

e Pin Pirulin piangeva.

A mezzanotte in punto

passò un aeroplano

e sotto c'era scritto

"Pin Pirulin sta zitto ".


Mano morta

Mano morta

pica la porta

pica il purton

pica nason


Mentre si dice la filastrocca si prende il pugnetto chiuso del bambino e si fa finta di bussare alla porta. Quando si dice "pica nason" si fa finta di dare un colpetto al nasino del bambino.


Crapa Pelata

Crapa Pelata faceva i tortelli

ma non ne dava ai suoi fratelli.

I suoi fratelli fan la frittata

ma non ne danno a Crapa Pelata


Din don domani è festa

Din don domani è festa

si mangia la minestra,

la minestra non mi piace

si mangia pane e brace,

la brace è troppo nera

si mangia pane e pera,

la pera è troppo bianca

si mangia pane e panca,

la panca è troppo dura

si va letto addirittura.


LUCCIOLA,  LUCCIOLA

Lucciola, lucciola vieni da me

ti darò il pan del Re,

pan del Re e della Regina,

lucciola, lucciola stammi vicina.


La madama pollaiola

La madama pollaiola

quanti polli ha nel pollaio?


Io ne ho quanti ne avevo (*)

e li tengo finché ne ho.


Dammene uno pel mio passaggio

quando passo son sempre solo.


Prendi, prendi quel che ti pare,

ma il più bello lascialo stare


Il più bello che ci sia

me lo voglio portare via.


(*) oppure:

Ne ho tanti, ma tanti tanti

che non so nemmen contarli.


PULCINELLA

Pulcinella aveva un podere,

Tutte le sere l'andava a vedere.

Se mancava il pane

dava la colpa al cane,

se mancava il vino

dava la colpa al contadino.


OCCHIO BELLO

Questo è l'occhio bello,

questo è suo fratello.

Questa è la montagna,

questa è la castagna.

Questa è la chiesina

questa è la campanina

che fa Din, Don, Din, Don.


Anche questa è una filastrocca che si usava raccontare ai bambini più piccini toccando gli occhi, la fronte (montagna), il mento (castagna), la bocca (chiesina).

Termina muovendo il nasino del bambino come se fosse un campanellino.


IL CAVALLO DEL BAMBINO

Il cavallo del bambino va pianino, va pianino.

Il cavallo del giovanotto va al trotto va al trotto.

Il cavallo del vecchietto va zoppetto, va zoppetto.

Il cavallo del generale fa volare, fa volare.


Beh, questa del cavallo del bambino è sempre richiestissima...così richiestissima che risulterà poi difficile "scrollarsi di dosso" i bambini. 

Intanto che si dice la filastrocca, si tengono i bambini sulle gambe a cavalcioni e si inizia andando piano, al galoppo, zoppicando...in un crescendo fino a fare "volare" i bambini tenendoli per la vita.


Caterina dai corai

Caterina dai corai

Leva su che canta i gai.

I gai e la gallina,

leva su che l'è mattina.










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