Qualche anno fa, in uno dei tanti progetti fatti, avevamo parlato delle tradizioni intese non solo come tradizioni legate al territorio che ci unisce ma anche tradizioni delle singole famiglie.
All'epoca avevamo chiesto alle famiglie di parlarci di qualche ricetta della loro tradizione e/o di qualche filastrocca o racconto per bambini della loro tradizione familiare.
Riporto di seguito alcune delle filastrocche che ci erano pervenute a scuola anche grazie alla collaborazione dei nonni.
La prima che inserisco è un bellissimo ricordo della mia giovinezza di cui conservo una immagine indelebile (mi sembra ancora di vederle, mamma e sua sorella Silvana, più che cinquantenni, nel nostro cortile di casa, a ridere come bambine dicendo "pita pita" con un fiore di tarassaco in mano).
Pita, pita
Pita, pita margherita
s'at son mia, at tai la vita
cun la sapa e cul badil, piiiiiita!
Traduco (anche perché non so neppure se ho scritto correttamente dal dialetto piacentino):
Pita, Pita margherita
se non suoni ti taglio la vita
con la zappa e con il badile.....piiiiita.
Da bambine utilizzavamo i "tubicini" dello stelo del fiore di tarassaco per fare delle trombette. La filastrocca va ancora più indietro, agli anni 40/50 ed accompagnava appunto il rito di preparazione di queste trombette vegetali.
Pin Pirulin
Pin Pirulin piangeva
voleva mezza mela,
la mamma non l'aveva
e Pin Pirulin piangeva.
A mezzanotte in punto
passò un aeroplano
e sotto c'era scritto
"Pin Pirulin sta zitto ".
Mano morta
Mano morta
pica la porta
pica il purton
pica nason
Mentre si dice la filastrocca si prende il pugnetto chiuso del bambino e si fa finta di bussare alla porta. Quando si dice "pica nason" si fa finta di dare un colpetto al nasino del bambino.
Crapa Pelata
Crapa Pelata faceva i tortelli
ma non ne dava ai suoi fratelli.
I suoi fratelli fan la frittata
ma non ne danno a Crapa Pelata
Din don domani è festa
Din don domani è festa
si mangia la minestra,
la minestra non mi piace
si mangia pane e brace,
la brace è troppo nera
si mangia pane e pera,
la pera è troppo bianca
si mangia pane e panca,
la panca è troppo dura
si va letto addirittura.
LUCCIOLA, LUCCIOLA
Lucciola, lucciola vieni da me
ti darò il pan del Re,
pan del Re e della Regina,
lucciola, lucciola stammi vicina.
La madama pollaiola
La madama pollaiola
quanti polli ha nel pollaio?
Io ne ho quanti ne avevo (*)
e li tengo finché ne ho.
Dammene uno pel mio passaggio
quando passo son sempre solo.
Prendi, prendi quel che ti pare,
ma il più bello lascialo stare
Il più bello che ci sia
me lo voglio portare via.
(*) oppure:
Ne ho tanti, ma tanti tanti
che non so nemmen contarli.
PULCINELLA
Pulcinella aveva un podere,
Tutte le sere l'andava a vedere.
Se mancava il pane
dava la colpa al cane,
se mancava il vino
dava la colpa al contadino.
OCCHIO BELLO
Questo è l'occhio bello,
questo è suo fratello.
Questa è la montagna,
questa è la castagna.
Questa è la chiesina
questa è la campanina
che fa Din, Don, Din, Don.
Anche questa è una filastrocca che si usava raccontare ai bambini più piccini toccando gli occhi, la fronte (montagna), il mento (castagna), la bocca (chiesina).
Termina muovendo il nasino del bambino come se fosse un campanellino.
IL CAVALLO DEL BAMBINO
Il cavallo del bambino va pianino, va pianino.
Il cavallo del giovanotto va al trotto va al trotto.
Il cavallo del vecchietto va zoppetto, va zoppetto.
Il cavallo del generale fa volare, fa volare.
Beh, questa del cavallo del bambino è sempre richiestissima...così richiestissima che risulterà poi difficile "scrollarsi di dosso" i bambini.
Intanto che si dice la filastrocca, si tengono i bambini sulle gambe a cavalcioni e si inizia andando piano, al galoppo, zoppicando...in un crescendo fino a fare "volare" i bambini tenendoli per la vita.
Caterina dai corai
Caterina dai corai
Leva su che canta i gai.
I gai e la gallina,
leva su che l'è mattina.