Nel riordinare l'armadio è spuntato un cimelio fine anni 80.
Si tratta di un paio di boxer bianchi con disegno del mitico Lupo Alberto che usavo come pigiama nella calura estiva...peccato non starci più dentro 😀
Nel riordinare l'armadio è spuntato un cimelio fine anni 80.
Si tratta di un paio di boxer bianchi con disegno del mitico Lupo Alberto che usavo come pigiama nella calura estiva...peccato non starci più dentro 😀
Cosa possiamo osservare in questa stagione sul nostro appennino?
QUATTRO PASSI, GAMBE IN SPALLA, NELLA VALLE TRIBOLATA
Mi piace camminare nella natura, mi piace respirare a pieni polmoni, mi piace sentirmi stanca ed appagata dopo una camminata in montagna.
Questo week end ho fatto un bel percorso in una delle valli del nostro appennino (Alta Val Nure) che ancora non conoscevo, la Valle Tribolata.
La natura, in questi mesi primaverili, è un tripudio di colori e di profumi per cui la camminata è stata veramente appagante.
Il giro ha previsto alcune tappe: Rifugio Gaep (Selva di Ferriere), Fontana Gelata, Prato Cipolla, Rifugio Astass, Groppo Rosso, Valle Tribolata, Crociglia Piccolo, Passo del Crociglia.
A Prato Cipolla spiccava il giallo della Caltha palustris, una Ranuncolacea i cu fiori facevano capolino fra verdi foglie carnose, lucenti cuoriformi una pianta tipica delle zone umide.
In cima al Groppo Rosso (circa 1600m), alle spalle di Santo Stefano d'Aveto, nelle parti prative erano presenti diversi fiori gialli, con uno stelo di una quindicina di cm e foglie di forma sottile, allungata e appuntita. Non li avevo mai visti. Li ho notati per la particolarità di avere alcuni petali di colore differente sul lato interno ed esterno.
Andando a scartabellare tra informazioni varie ed immagini presenti nel web sono riuscita a scoprire che si tratta di Tulipani di montagna.
Il prato, nel mese di maggio, si è arricchito di una nuova splendida presenza vegetale:
IL GLADIOLO SELVATICO
Lo si trova soprattutto al bordo dei campi o lungo le strade di campagna. Appartiene alla famiglia delle Iridacee ed è noto comunemente come Gladiolo selvatico o Gladiolus Italicus.
Nell’antichità già si conosceva il gladiolo come pianta che nasceva spontanea con una considerevole facilità e già allora il suo aspetto aveva catturato le donne dell’epoca che lo usavano come ornamento, per i capelli e per le vesti.
Era usanza utilizzarlo per creare delle decorazioni in occasione delle cerimonie di nozze: erano le amiche della sposa a porsi in testa una intera corona di fiori di gladiolo in segno di gioia per la felicità dell’amica. La stessa corona portava anche un messaggio di tristezza e di malinconia, quella provata dalle amiche che sapevano che, con il matrimonio, la loro amicizia sarebbe cambiata e non sarebbe stata più la stessa (fonte: ideegreen.it)
Curiosa è l'origine del nome "gladiolo", che deriva dal latino "gladius", antica spada romana. I suoi fiori sono infatti sottili ed appuntiti e ricordano proprio tale spada. È per questo che tale fiore simboleggia la "sfida amorosa", la lotta per la conquista nonché l'amore ferito. Il fiore può simboleggiare anche l'infatuazione poiche la sua forma a spada fa pensare al cuore trafitto di chi dona (fonte: insiemeinarmonia.forumfree.it).
Pensieri leggeri...
Un piccolo seme, un bel di, cadde da un ramo
ed un venticello lo spinse lontano,
Acqua sostienimi
Acqua sostieni la mia testa
tra mille bolle che fanno festa,
acqua sostieni i miei pensieri
quelli di oggi e quelli di ieri.
Acqua sostieni le mie spalle
racchiudi il dolore in un caldo scialle,
acqua sostieni il mio rigido busto
come se fosse un forte fusto.
I piedi, quelli, lasciali andare
veloci nell'acqua si devono sfogare,
più son veloci più i pensieri volano via
tra mille bolle...come per magia.
per salutare chi non c'è più,
per compensare,
con una emozione bella,
una assenza!
Mi ero fermata lungo il ciglio della strada, poco distante dal mio paese. Qualche sera prima avevo urtato inavvertitamente contro qualcosa lungo la strada e mi si era staccata la copertura in plasticona di una luce...lo so che è una cavolata ma speravo che facendo lo stesso tratto di giorno dopo avrei ritrovato "il plasticone" e magari mi sarei risparmiata la spesa di un nuovo pezzo.
Va beh! Ecco perché ero ferma sul ciglio di una strada statale e vagavo con il naso all'ingiù vicino al canale per vedere se "il plasticone" saltava fuori dall'erba.
Vedevo più avanti a me un qualche cosa, sulla carreggiata, vicino alla linea di mezza via, qualcosa che veniva continuamente schivato o sovra passato dalle auto che sfrecciavano ma non riuscivo a capire cosa fosse...se non dopo qualche minuto in cui mi ci sono trovata proprio di fianco.
Caspita! Sembrava proprio il guscio di una tartaruga.
Chi vuoi che getti un guscio di tartaruga in mezzo alla strada...pensavo...ma intanto la curiosità di vedere come fosse fatto mi ha fatto attendere che non passassero auto per andarlo a recuperare...e...che sorpresa!
Appena l'ho preso in mano sono sbucate quattro gambette "unghiute" ed una testina raggrinzita.
Cara Ruga, sei stata proprio fortunata a non finire schiacciata e sei stata proprio fortunata che in quel momento fossi lì a girovagare in cerca del "plasticone".
che ci hai lasciato increduli,
per te che hai combattuto
come una leonessa fino in ultimo,
cercando di prendere forza e coraggio nella quotidianità.
Per te che ti sei avvicinata in modo discreto ma profondo
lasciandomi, ora, il ricordo di un essere speciale.
Per te che mi hai fatto capire come anche un piccolissimo gesto quotidiano
possa dare calore ed avvicinare i cuori nonostante la lontananza.
Per te
Scorzobianca
Camminando nei miei soliti pomeriggi di pensieri al vento, un pomeriggio di fine aprile, mi sono imbattuta in questo fiore che non avevo mai visto.
Si trovava in un argine lungo la strada e ne ho avvistati 3/4 esemplari in una decina di metri di terreno ...nessun altro.
Il fiore spiccava come unica nota violacea in una "marea" di fiori di campo gialli.
La curiosità mi ha spinto ad indagare ed ho trovato diverse notizie interessanti su di esso.
Innanzi tutto il nome, Scorzobianca, una pianta erbacea conosciuta anche come Barba di becco viola, o anche sassefrica.
Quest’ortaggio invernale (nome scientificoTragopogon porrifolius) è un alimento consigliato soprattutto in caso di costipazione, facilita la digestione e riduce la formazione di gas intestinali.
La pianta produce una lunga radice di colore bianco-giallastro dalla consistenza carnosa che viene utilizzata per diverse ricette.
Ne segnalo una trovata su LA CUCINA ITALIANA
SCORZOBIANCA IN UMIDO
Ingredienti:
1 kg di Scorzobianca
80 gr di cipolla
2 tuorli
Limone
Prezzemolo tritato
Sale
Brodo vegetale
Olio extra vergine di oliva
Preparazione:
Mondate la scorzobianca, tagliatela in rocchetti lunghi 8-10 cm e raccoglietela in una ciotola piena di acqua acidulata con succo di limone in modo che non si anneriscano. Poi scolateli e divideteli in bastoncini più sottili. Tritate la cipolla e fatela imbiondire in una casseruola dai bordi bassi con 3-4 cucchiai di olio e un cucchiaio di prezzemolo tritato per 2-3’. Unite i bastoncini di scorzobianca, salate, riducete la fiamma e lasciateli stufare per 15’ con il coperchio.
Bagnate con 100-120 g di brodo vegetale caldo e cuocete senza coperchio a fuoco basso finché la scorzonera non sarà tenera. Sbattete 2 tuorli con il succo di mezzo limone e un pizzico di sale; versateli sopra
la scorzobianca, spegnete il fuoco e mescolate con delicatezza fino a ottenere un sughetto cremoso, poi spegnete. Aggiustate di sale, se serve, e completate con poco prezzemolo tritato. Servite subito.
(Ricetta da: https://www.lacucinaitaliana.it/ricetta/secondi/scorzobianca-in-umido/)